Dès le 20 mai, avec une grande intelligence de la situation, Olry diffuse ses premières directives pour mettre en état de défense la zone arrière de son armée.
Specifica la sua idea di manovra dopo il 12 giugno: vuole creare nuove linee di difesa rivolte a nord e a ovest, preparare ostacoli, in particolare facendo saltare in aria i ponti, e dislocare truppe principalmente dietro gli ostacoli.A tale scopo, ordina l'apertura di tutte le paratoie delle dighe. Il flusso dell'Isère, già in piena, raggiunge il 1.100 m3al secondo anziché 500 m3normale. Il fiume diventa impraticabile con mezzi di fortuna, soprattutto con gommoni.
Il principio adottato è di non togliere nessuna unità che si trova di fronte agli italiani. Concretamente, il generale Olry decide di creare nuove unità con il personale effettivo dei depositi.
Prevede l'istituzione a breve scadenza, non di una ma di tre linee di difesa successive, che consentiranno di ritirarsi e di effettuare battute d’arresto, anche se il nemico riesce a sfondare in un determinato punto. La prima linea di difesa si trova sul Rodano, da Lione a Bellegarde. La seconda sull'Isère estesa dal massiccio della Chartreuse. In fine la terza è inquadratadalla Durancee dal Vercors.
Non appena la sua decisione è presa, il comandante dell'armata convoca tutti i suoi capi ufficio, così come quelli della 14^, 15^ e16^ regione, edà i suoi ordini. L'implementazione del dispositivo contro i tedeschi diventa una priorità.
Per organizzare e comandare i ragruppamenti di marcia che sta creando, il generale Olry ha bisogno di comandanti molto energici....
…..
in grado di prendere decisioni velocemente e con una forte autorità, soprattutto nei confronti di truppe eterogenee con poco tempo a disposizione per schierarsi. Senza preoccuparsi del GHQ, peraltro in movimento e difficile da raggiungere, richiama, dal suo pensionamento,il generale Vichier-Guerre, che riceve la missione di fermare i tedeschi a est di Valence, e chiama anche il generale Cartier, famoso alpino ma conosciuto in tutto l'esercito per il suo carattere esigente e tempestoso. Comanderà il settore della Chartreuse-Rhôneche protegge Chambéry e Grenoble. Infine, volendo anche essere sicuro delle sue lontane retrovie, richiama al servizio il generale Grandjean, che assume il comando della 15^ regione a Marsiglia.
Dal 14 giugno, le strade della Valle del Rodano cominciano a vedere un flusso di lunghe colonne di profughi, soldati e civili mischiati tra loro. Sono spesso unità di supporto del Gruppo d'armate n. 2 (che, appoggiandosi alla linea Maginot, difendeva l'Alsazia-Lorena), avieri delle basi aeree che si ripiegano più o meno in ordine, senza sapere molto bene dove andare.
Le nuove unità di marcia sono create dal 1°ufficio dell'armata delle Alpi nei depositi della 14^ ma soprattutto della 15^ regione, essenzialmente recuperando uomini che si ripiegano nella valle del Rodano, econ le migliaia di militari di tutti i ranghi in fine di licenza che sono in attesa nei porti per raggiungere il Levante o il Nord Africa. Anche l’Aeronautica Militare e la Marina Militare forniscono unità già formate.
Oltre ai depositi esistenti, sono creati tre « centri di organizzazione » (sic) con l'obiettivo di istituire a partire da unità e materiali di ogni provenienza, nuovi reparti in grado di andare in prima linea. La Cavalleriaavrà il suo centro di organizzazione ad Orange, la Fanteria e il Genio ad Avignone, l'Artiglieria a Nîmes. Vengono ripristinate le commissioni per la requisizione dei veicoli. Olry ha carta bianca, tranne che per far saltare le dighe, decisione che ricade su Weygand.
Nella valle del Rodano, sono decine di migliaia i fuggitivi, forse tra 100.000 e 200.000, la stragrande maggioranza dei quali civili, avanzanoverso sud su entrambe le sponde del fiume. Dopo aver incanalato questo flusso sulla riva destra, il comandante dell'armata organizza un ingegnoso sistema. Sono costruiti tre posti di blocco, ciascuno comandato da un ufficiale collegato telefonicamente al PC dell’armata. Il primo è ubicato in corrispondenza di Tournon – Tain l'Hermitage. Qui l'ufficiale preposto osserva solo il flusso di profughi che fluisce verso sud, e trasmette in tempo reale al posto di comando, l'elenco delle unità più o meno costituite che vede transitare, e che generalmente vanno dal plotone alla compagnia. Indica a Valence il loro numero, le loro armi e i veicoli a loro disposizione. Il 1°ufficio dell'armatane prende atto, ha pochi minuti per decidere, poi telefona i suoi ordini all'ufficiale che comanda il secondo posto di blocco, situato diciotto chilometri più a sud, a Saint-Péray. Così, quando l'unità avvistata a Tournon si presenta al secondo posto di blocco, l'ufficiale in carica la dirige verso la sua destinazione finale o temporanea.
Possono presentarsi tre casi. Vuoi, l'unità è ritenuta totalmente inadatta a riprendere il combattimento e in questo caso il suo equipaggiamento (essenzialmente armi e veicoli) viene recuperato e gli uomini lasciati liberi di continuare il loro viaggio a piedi verso sud. Vuoi, è considerata utilizzabile a termine e viene quindi indirizzata a un centro organizzativo. Vuoi, si ritiene idoneaariprendere immediatamente il combattimento, e in questo caso attraversa il Rodano per raggiungereil settore che dovrà difendere. Lungo tutti i percorsi, i gendarmi e gli ufficiali di collegamento assicurano che tutti seguano il percorso che è stato loro stabilito. Un ultimo posto di blocco è costituito a Pont-Saint-Esprit, perché il comando spera di poter recuperare lì alcune nuove unità che sarebbero arrivate da strade trasversali.
Nei centri organizzativi, non appena un'unità è considerata operativa, viene ad ispezionarla un ufficiale del 1° ufficio e, seconferma il parere del capo del centro, il 3° ufficio dell'armata la prende in carico mentre il 4° provvede al suo trasporto al fronte e successivamente al suo rifornimento giornaliero:In tale periodo, la difficoltà principale è trovare un numero sufficiente di ufficiali di valore per comandare queste unità di marcia.
Tutti questi provvedimenti, infine, permettono di recuperare e costituire l’equivalente di tre divisioni di fanteria leggera, vale a dire un totale di 22.280 combattenti, con un risultato che supera ogni previsione.
Un ultimo elemento illustra perfettamente la capacità del generale Olry di proiettarsi nel futuro. Il 21 giugno invia ai suoi subordinati un'istruzione personale e segreta (IPS). Il comandante dell'Armata delle Alpi spiega come vede la situazione e impartisce i suoi ordini. La sua armata, statica, è dislocataa oriente, di fronte all'Italia, e lì deve rimanere nonostante il pericolo tedesco che si prospetta. Per opporsi a quest'ultimo, utilizzerà principalmente le unità di marcia che ha costituito. Poi prosegue la sua istruzione con queste parole cariche di significato:
“La sconfitta del Nord-Est che ci ha colpito, non è nostra. Di fronte all'Italia, che è la nostra avversaria normale, che conteniamo a 1 contro 4, voglio che teniamo alta la testa.”
Instruction Personnelle et Secrète du général Olry, le 21 juin 1940Precisaalle sue unità che se fossero state circondate da italiani e tedeschi, avrebbero dovuto arrendersi a questi ultimi, perché non voleva che gli italiani, che considerava sconfitti, si appropriassero, a basso costo, di una gloria non meritata. In questo clima deleterio di fine giugno 1940, vuole che i soldati dell'Armata delle Alpi sappiano di aver compiuto la loro missione, garanzia di speranza per il futuro.
Il seguito è noto. Al momento dell'armistizio, gli italiani saranno riusciti solo in alcune località, ad avvicinarsi alla posizione di resistenza francese avendo, però, subito pesantissime perdite. Di fronte ai tedeschi, il generale Olry riusciràin extremis a mantenere la sua linea di resistenza sul Rodano e sull'Isère. Nonostante gli ultimi tentativi nei giorni che precedono l'armistizio, la Wehrmachtnon riuscirà ad entrare a Grenoble.
Photo : @cedricmas
Max Schiavon (préf. François Cochet), Victoire sur les Alpes : juin 1940, Briançonnais, Queyras, Ubaye, Turquant Parçay-sur-Vienne, Mens sana Anovi, 2011, 475 p. (ISBN 979-1-090-44706-6).
Frédéric le Moal et Max Schiavon, Juin 1940, la guerre des Alpes : enjeux et stratégies, Paris, Economica, coll. «Campagnes & stratégies. / Grandes batailles » (no 83), 2010, 488 p. (ISBN 978-2-717-85846-4).
(fr) David Zambon, « L’heure des décisions irrévocables : 10 juin 1940, l’Italie entre en guerre », in Histoire(s) de la Dernière Guerre, no 5, mai 2010.
Giorgio Rochat (trad. Anne Pilloud), « La campagne italienne de juin 1940 dans les Alpes occidentales », Revue historique des armées, no 250, 15 mars 2008, p. 77–84 (ISSN 0035-3299, lire en ligne [archive], consulté le 26 mars 2020).
Richard Carrier, « Réflexions sur l’efficacité militaire de l’armée des Alpes, 10-25 juin 1940 », Revue historique des armées, no 250, 15 mars 2008, p. 85–93 (ISSN 0035-3299, lire en ligne [archive], consulté le 26 mars 2020).
Max Schiavon, Une victoire dans la défaite, la destruction du Chaberton, Briançon 1940, Parçay-sur-Vienne, Anovi, 2007, 266 p. (ISBN 978-2-914-81818-6)
Bernard Cima, Raymond Cima et Michel Truttmann, La glorieuse défense du Pont Saint-Louis : Côte d’Azur, ligne Maginot : 1940, Menton, R. Cima, coll. « SFAM ligne Maginot. » (no 2 ; 1), 1995, 23 p. (ISBN 978-2-950-85052-2, lire en ligne [archive]) [PDF]
Pallière, « Les combats de juin 1940 en Savoie : le déferlement des Allemands », dans Mémoires et documents de la Société savoisienne d’histoire et d’archéologie, Société savoisienne d’histoire et d’archéologie, coll. « L’histoire en Savoie » (no 94), juin 1989, 56 p. (ISSN 0046-7510)
Général E. Plan et E. Lefevre, La bataille des Alpes. 10-25 juin 1940. L’armée invaincue., Paris, Lavauzelle, 1982, 175 p., in-4
Robert Dufourg, La bataille des Alpes (Juin 1940) (brochure), Bordeaux, Taffard, imprimeur, 1953 (lire en ligne [archive])
Général Mer, La bataille des Alpes 1940 : Conférence faite au Grand Cercle d’Aix-les-Bains, Aix-les-Bains, Comité du Souvenir français d’Aix-les-Bains, 9 septembre 1945, 41 p., brochure (lire en ligne [archive])